Anche dopo i “nuovi-non nuovi” risultati degli studi degli
entomologi forensi che inducono a spostare all’indietro nel tempo l’occorrenza
del delitto di Scopeti del settembre 1985, in alcuni luoghi deputati il
dibattito continua, anche con toni accesi: larve sì o larve no, scontrini sì e
scontrini no, testimonianze sì e testimonianze no.
Ognuno avrà le proprie motivazioni per sostenere con forza
le proprie convinzioni e su queste non voglio entrare.
Mi limito qui ad elencare una serie di coincidenze che
devono necessariamente coesistere (è una tautologia, a guardar bene) per far sì
che si possa ragionevolmente tener fermo alla data della domenica sera, cadendo
la quale crolla, come è evidente, il teorema accusatorio costruito negli anni
dalla Procura di Firenze.
1. I testimoni. Bisogna pensare che i due testi della
pensione Ponte agli Scopeti (ma in realtà, in prima battuta, uno solo) che videro
la ragazza entrare nel bar la domenica mattina siano riusciti a riconoscerla
correttamente pur solo mediante la foto vista sul giornale, molto dissimile
dalle sembianze reali della vittima, quanto meno per la lunghezza dei capelli,
oltre che per il lungo tempo trascorso. Il particolare dell’auto Golf bianca
vista parcheggiata senza persone a bordo, anziché rassicurare, genera ulteriori
dubbi. Se l’auto era vuota e nel bar entrò soltanto Nadine, dov’era Jean
Michel? E cosa significa l’enigmatica frase, redatta in verbalese:<< La
stessa attirò la mia attenzione proprio per la particolarità della targa che
non è solito vederla sulle macchine di nazionalità francese>>? Dalle poche foto che ho potuto vedere, la targa
dell’auto delle vittime era del tutto conforme agli standard francesi dell’epoca,
con lettere e cifre bianche su fondo nero, come questa:
[NdA: la targa dell’auto delle vittime era 9952 SE 25] Stesso
problema si pone per il teste Marcello F., improvvidamente addotto dalla difesa
di Vanni al processo, che riferendosi al suo servizio alla festa dell’Unità di
Cerbaia non ricorda bene il giorno in cui notò la presenza dei francesi, ma
propende per la domenica piuttosto che per il sabato (del venerdì non si parla,
anche se la festa era iniziata proprio il venerdì e si sa con sufficiente
certezza che i francesi quel giorno dovevano essere già in comune di San
Casciano). [NdA: per questa incertezza, comunque comprensibile a distanza di 12
anni dai fatti, credo ci possa essere una spiegazione che per ora preferisco
tenere per me]
E' anche corretto aggiungere che una diversa foto di Nadine con i
capelli lunghi era stata pubblicata sulla Nazione del 10 settembre. Ad ogni buon conto, ammesso che non era impresa facile, assumiamo comunque
che i testimoni, con vista acuta e per così dire retrospettiva, abbiano
realmente riconosciuto la ragazza / i ragazzi e passiamo al secondo punto.
2. Gli scontrini. Gli scontrini raccolti da Nadine,
probabilmente al fine di operare detrazioni fiscali, giacché ufficialmente si
trattava di un viaggio di lavoro (vedi infra),
si fermano al venerdì pomeriggio. Dato per certo che alle feste dell’Unità non
venivano rilasciati scontrini fiscalmente validi, rimangono scoperti due giorni
(sabato 7 e domenica 8) in cui le vittime non avrebbero fatto nulla che abbia
dato adito alla richiesta di scontrini (fatto colazione al bar, pranzato in
trattoria, acquistato una qualsiasi cosa, rifornita l’auto di benzina) o
abbiano incontrato soltanto evasori fiscali. L’obiezione che all’epoca in
Italia lo scontrino fiscale era un
optional regge fino a un certo punto, considerato il comprovato interesse
di Nadine a ottenerli, documentato da quelli acquisiti fino al venerdì e
conservati; e chissà se i gestori che asseritamente-la servirono la domenica
mattina abbiano rilasciato lo scontrino, per l’acqua brillante o il panino che
fosse; sarebbe da chiedersi che fine abbia fatto, se davvero era stato
consegnato alla vittima. Certo, se i francesi fossero andati a Bologna con
l’autostrada (anche su questo vedi infra),
si sarebbero ritrovate le ricevute dei pagamenti ai caselli. Sta di fatto, a
leggere il ben noto testo di Adriani-Cappelletti-Maugeri, che vennero rivenuti
almeno 10 scontrini e ricevute relativi al periodo dal mercoledì mattina al
venerdì pomeriggio e nessuno dal venerdì pomeriggio in poi (nel rapporto dei CC
si parla di “quattordici foglietti con annotazioni varie”, riepilogati
nell’allegato 4 al rapporto – che ovviamente non ho). [NdA: Curiosamente, si dà
anche per certo che i due siano stati alla fiera delle calzature di Bologna, ma
non viene detto su quali basi, visto che non vennero riconosciuti dagli espositori
interpellati]
Rimane quindi l’ipotesi che l’assassino o gli assassini abbiano
asportato dalla scena del crimine qualcosa che conteneva gli scontrini relativi
ai due giorni più recenti; un’ipotesi che ovviamente non si può scartare, ma
che sembra parzialmente contrastare con il comportamento del MdF in occasione
dei delitti precedenti, con la parziale eccezione di quello del 1974 (del
resto, l’auto era chiusa a chiave al momento del ritrovamento e la chiave
all’interno della tenda).
3. L’auto. Se concordiamo che la coppia vista montare la
tenda nel pomeriggio di venerdì 6 dal teste Antonio B., di passaggio per via
degli Scopeti, fosse quella delle vittime, possiamo seguire da quel punto i
movimenti dell’auto Golf bianca di Nadine sulla base delle testimonianze rese
in corso di indagini o a processo. Il teste Angelo C. vede i ragazzi scendere
dall’auto Golf bianca intorno alle 20.30 del venerdì sera, alla festa
dell’Unità di Cerbaia, dove mangiano (per il modello dell’auto seguo sempre
Adriani-Cappelletti-Maugeri poiché al processo la lettura del verbale è
probabilmente monca). Il sabato mattina intorno alle 10.15 l’auto verrà vista
accanto alla tenda dal teste Giuliano P. e dalle 10.30 a poco prima delle 12
dal teste Edoardo I., che nota la tenda chiusa e forse delle scarpe fuori della
tenda. Per la giornata del sabato non risulterebbero altri avvistamenti
dell’auto. Per la domenica, oltre alla già citata testimonianza del gestore
della Locanda Ponte agli Scopeti, abbiamo il teste Mauro B., che ricorda di aver
visto una Golf primo tipo con targa francese nel primo pomeriggio (15.30?) in
luogo vicino, ma non corrispondente alla piazzola del delitto; è da notare che
questa testimonianza appare perla prima volta al processo Pacciani del 1994.
Nell’immediatezza, invece, Sabrina C. riferisce di essere stata sulla piazzola
alle 17.30 col fidanzato e di avervi trovato la Golf parcheggiata nell’identica
posizione in cui verrà trovata il lunedì al momento della scoperta dei
cadaveri. Quindi, mentre le vittime non vengono più riconosciute in vita dopo
il venerdì sera se non dai gestori della locanda, sia il sabato mattina che la
domenica pomeriggio l’auto viene vista parcheggiata di fronte alla tenda.
Bisogna pensare che, se Nadine e Jean Michel erano vivi, passassero le loro
vacanze italiane a dormire in tenda o andassero in giro a piedi, lasciando l’auto
parcheggiata nella piazzola degli Scopeti. Chi ha una minima conoscenza del
luogo concorderà che la campagna dei dintorni è bellissima, ma va visitata per
forza di cose in auto e che a piedi dagli Scopeti si può arrivare al massimo a
San Casciano o all’Albergaccio di Villa Machiavelli. Il mancato uso dell’auto
nei giorni del sabato e della domenica ci conduce a parlare della
partecipazione alla fiera delle calzature di Bologna.
4. Per quanto le indagini sul punto siano state
approssimative, come documentano i già citati Adriani-Cappelletti-Maugeri,
sembra proprio che le vittime non si siano recate alla fiera delle calzature di
Bologna, che costituiva l’obiettivo primario e ufficiale della loro trasferta
in Italia, come attestato già il 10 settembre ai CC da parte del fratello di
Jean Michel, Serge, e confermato dal marito di Nadine, Athos, in un’intervista
alla Nazione pubblicata il giorno successivo. Bisogna quindi supporre che i due
abbiano lasciato passare, passeggiando e dormendo, il sabato e la domenica,
riservandosi di recarsi alla fiera il lunedì, ultimo giorno di apertura e anche
il limite ultimo, a detta dei familiari, entro cui erano attesi di ritorno a
Montbeliard. Soluzione che può sembrare poco probabile, ma non del tutto
inverosimile. Ma il ritorno a scuola della figlia?
5. La suocera di Nadine, raggiunta telefonicamente dal
corrispondente a Parigi della Nazione già nel tardo pomeriggio del 9 settembre,
ancora ignara di quanto avvenuto, dice di aspettarla a casa in serata, al
massimo la mattina dopo (ossia martedì 10) per motivi di lavoro. E’ la prima
indicazione cronologica relativa al progettato rientro della coppia in Francia,
in parte contrastante con quanto affermato anni dopo dalla sorella di Jean
Michel, secondo la quale Nadine avrebbe voluto rientrare in tempo per
accompagnare la figlia maggiore a scuola in occasione dell’apertura del nuovo
anno scolastico, ossia lunedì 9 settembre; per far questo, Nadine sarebbe
dovuta ovviamente essere a casa entro la domenica (pag. 30 del volume già
citato). Sulla riapertura delle scuole c’è stata un po’ di confusione. Le
scuole secondo il calendario scolastico, tuttora consultabile in rete, riaprivano
lunedì 9; ciò non significa che la bambina dovesse obbligatoriamente andare a
scuola il primo giorno o che la madre dovesse accompagnarla; in assenza di Nadine,
del resto la piccola Estella era stata affidata ai nonni. L’argomento del
rientro a scuola è in verità poco cogente di per sé, ma aggiunge un’altra
piccola coincidenza al quadro generale.
6. Il rigor mortis.
Si può leggere tutto il necessario nel libro “Delitto degli Scopeti” quindi
faccio a meno di parlarne, se non per dire che, per mantenere ferma la
datazione del delitto alla domenica, occorre supporre che per le vittime degli
Scopeti la risoluzione del fenomeno sia stata accelerata, per un qualche motivo
non spiegato, di almeno 40 ore rispetto ai valori consueti. La perizia
medico-legale, quanto meno nella parte recentemente resa pubblica, pur
diffondendosi ampiamente sulle osservazioni tanatologiche, non dà a mio parere adeguatamente
conto di questa difficoltà. Veniamo al punto ultimo e più forte.
7. Le larve (per cui si vedano i post precedenti in questo
stesso blog). Posto che non vi è incompatibilità tra lo sviluppo larvale
documentato sui due cadaveri, cosa potrebbe aver determinato uno sviluppo così
precoce (L2 e L3 a poche ore dalla ovodeposizione)? La vecchia ipotesi dell’effetto serra della
tenda pare poco percorribile, ma ammettiamola pure, in qualità di advocatus diaboli. E per Jean Michel, il
cui corpo giaceva seminascosto tra le frasche? Occorre supporre una migrazione
di larve già mature, da carogne, escrementi e simili, colonizzati in precedenza.
Supponiamo anche questo e veniamo al riassunto, ricordando che tutto è
possibile, ma non tutto ugualmente probabile.
Perché il delitto sia avvenuto la notte della domenica, come
affermato nella perizia medico legale e poi conclamato nelle sentenze, è
necessario il verificarsi contemporaneo dei seguenti punti.
1. I testi della locanda di Ponte agli Scopeti videro e
riconobbero Nadine nonostante la foto fosse diversa dalle fattezze ultime della
donna; al contempo, nessun altro teste vide le vittime nelle giornate di sabato
o domenica.
2. Nadine e Jean Michel non raccolsero gli scontrini
relativi agli acquisti del sabato e della domenica; o il MdF li portò via.
3. L’auto rimase ferma davanti alla tenda nei giorni di
sabato e domenica perché le vittime non ne fecero uso; o, se fu mossa, nessuno
notò la presenza della tenda e l’assenza della macchina.
4. Le vittime non si recarono alla fiera di Bologna avendo
cambiato inopinatamente programma; o perché pensavano di farlo, in tutta
fretta, nello stesso giorno in cui sarebbero rientrati in Francia.
5. Nadine non era interessata al rientro a scuola della
figlia maggiore; o lo aveva altrimenti organizzato, ma noi non lo sappiamo.
6. Il rigor mortis
si risolse, per motivi rimasti sconosciuti, molto più velocemente che nella
generalità dei casi; o i medici sbagliarono nell’osservazione del fenomeno.
7. Le larve di mosca si svilupparono molto più velocemente
che di quanto indicato in letteratura (e recentemente ribadito in via
sperimentale) sia per l’effetto serra (Nadine) che per migrazione (Jean Michel);
o gli entomologi interpellati hanno preso una colossale cantonata.
Ognuna di queste ipotesi è in sé singolarmente possibile, naturalmente con
diversi gradi di probabilità. Che tutte si verifichino insieme è sommamente
improbabile.